consigli per essere un buon papà
Consigli

Gli 8 consigli per essere un buon papà

Tutti si preoccupano di suggerire alle mamme come affrontare al meglio l’arrivo di un figlio e la gestione della famiglia ma anche i papà hanno bisogno di consigli!
In un articolo pubblicato dalla rivista francese “Femme Actuelle” ne ho trovati 8 molto interessanti che voglio condividere qui con voi.
I suggerimenti arrivano da Gilles Vaquier de Labaume, specialista della prima infanzia, fondatore de “l’Atelier du futur papa” e autore del libro “Nouveaux Papas, les clés de l’éducation positive” (in italiano “I nuovi papà, le chiavi dell’educazione positiva”).
Li ho tradotti e ve li riporto qui di seguito.
Vediamo insieme quali sono:

  • Valorizzare la neo mamma
    Essere un buon padre significa anche rappresentare un supporto perfetto per la madre del bambino. Dopo la gravidanza e il parto, con l’improvviso calo degli ormoni, una mamma si pone molte domande e spesso è preda di dubbi e insicurezze. E’ importante che il papà valorizzi quello che la madre ha fatto durante il giorno per sostenerla. Prendersi cura di un bambino non è facile e richiede tanta energia. Anche se i giorni sembrano ripetersi e assomigliarsi (nutrire il bambino, cambiarlo, farlo dormire e così via), interessarsi a quello che accade è fondamentale.
  • Impegnarsi nella genitorialità sin dall’inizio
    E’ importante che il papà entri da subito nel suo nuovo ruolo di padre. Collaborando alle faccende domestiche, prendendosi cura del bambino, trascorrendo del tempo con lui e, soprattutto, mostrandosi proattivo senza aspettare di essere sollecitato dalla partner (suggerendo lui stesso, ad esempio, di portare il bambino a fare una passeggiata).
  • Non esprimersi attraverso la negazione
    Una delle chiavi per facilitare la comunicazione con il proprio figlio è di non usare la negazione quando si parla con lui. Per farsi sentire e aumentare le possibilità di essere ascoltati, conviene formulare le proprie richieste in modo positivo, perché sino all’età di 2 anni il bambino non capisce assolutamente la negazione. Meglio quindi sostituire ad esempio il classico “non correre!” con “in casa, camminiamo …“. Così come invece di dire “non camminare nella pozzanghera!” è più opportuno “cammina bene di lato, c’è l’acqua“.
    Un approccio autoritario è controproducente. Mai urlare ma cercare di dire le cose nel modo più calmo possibile (più è calma la richiesta, più il bambino risponderà favorevolmente). Inoltre, non bisogna dimenticare che il proprio figlio non è un adulto ma un bambino, non capisce le cose allo stesso modo del genitore ed è necessario adattarsi alla sua età.
  • Evitare di cadere nella trappola del giudizio
    Un papà ben disposto e accogliente, anche quando è stanco, comunica in modo più fluido con il proprio figlio. Anche se il bambino sta facendo qualcosa di stupido o sbagliato, bisogna cercare di essere gentili e indulgenti, parlando dell’atto piuttosto che delle conseguenze, che spesso equivale a giudicare. Meglio non usare quindi frasi come “sei un bambino“, “ma quanto sei lento!“. Se ha colpito un altro bambino piuttosto che dirgli “sei cattivo!” meglio spiegargli che le sue mani vanno usate piuttosto per disegnare, accarezzare, scrivere.
    E vanno evitate anche le etichette come “sei un bugiardo“, che possono essere, senza che il papà se ne accorga, molto svalutanti e, a lungo andare, lasciare tracce sulla personalità del bambino.
  • Coinvolgere il bambino sin dalla tenera età
    E’ importante coinvolgere i bambini nei gesti e nelle attività quotidiane. Dare un ruolo al proprio figlio, renderlo attore piuttosto che spettatore. Coinvolgerlo, farlo partecipare è sempre più efficace che dargli un ordine, puro e duro. Quando si tratta di uscire di casa, per esempio, piuttosto che dirgli “indossa il cappotto!“, il papà potrebbe parlargli di com’è il tempo fuori e di come in questo caso conviene vestirsi per uscire. Il richiamo al cappotto da indossare a questo punto per lui verrà da solo, in automatico.
  • Creare dei rituali
    Impostare dei rituali su base giornaliera consente di fornire dei punti di riferimento al bambino, che acquisirà automatismi e autonomia. Inoltre, questo meccanismo aiuterà anche il papà a passare da una situazione all’altra in modo molto più semplice, facendo desiderare al figlio di partecipare ed essere coinvolto.
  • Trovare una soluzione ai problemi
    Sicuramente è più facile dirlo che farlo. Ma come ci prendiamo il ​​tempo per pensare ad un problema, dobbiamo dedicare anche solo 3 minuti alla ricerca di una soluzione. Non bisognerebbe mai reagire a caldo e per questo è utile, a volte, fare un passo indietro. Meglio fermarsi un attimo, riflettere e poi rivolgersi al proprio figlio con calma.
  • Non sentirsi (e non mettere il proprio figlio) sotto pressione
    Molti genitori, anche se lo sanno bene, tendono poi a dimenticarselo. Ogni bambino si evolve e progredisce al proprio ritmo. Facendo pressione su se stessi (a 6 mesi il mio bambino deve dormire tutta la notte, a 3 anni mio figlio sarà così, ecc…) o sul proprio figlio (“sei abbastanza grande per parlare, per camminare, per iniziare a fare questo o quello“) è controproducente. Bisogna rispettare lo sviluppo e l’evoluzione del bambino, consentendogli di percorrere la sua strada nei suoi tempi.

Come sempre, per commenti, domande ed approfondimenti vi aspetto sulla pagina Facebook e sui profili Instagram e Twitter di DA 0 A 14.