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Melatonina ai bambini? Meglio di no! Ecco perché…

La melatonina si trova in tanti integratori e prodotti da banco, in vendita pure al supermercato, e spesso anche senza opportuna indicazione del pediatra viene data ai bambini.
Eppure non è così “innocua”
e non andrebbe somministrata con tale facilità.
Le ragioni le spiega bene un interessante articolo che ho trovato sul sito <Informazioni sui farmaci>.
Innanzitutto va chiarito che la melatonina è un neuro-ormone. É prodotto da una ghiandola posta alla base del cervello chiamata ghiandola pineale o epifisi ed è considerato l’ormone responsabile del ritmo sonno-veglia nei mammiferi.
La sintesi e il rilascio di melatonina sono stimolati dal buio e inibiti dalla luce. Per questo la secrezione dell’ormone aumenta progressivamente nelle ore serali, raggiunge il culmine durante la notte (tra le 2 e le 4), scende al minimo la mattina e rimane molto bassa durante il giorno.
In condizioni di oscurità, quando le cellule nervose della retina non vengono più colpite dalla luce, l’epifisi viene stimolata a produrre melatonina. Grazie dunque alla secrezione di questo ormone, sulla base dell’alternarsi della luce e del buio, viene regolato il ritmo sonno-veglia in quasi tutti gli esseri viventi.
La produzione dell’ormone è massima nella prima infanzia, rallenta dopo i 20 anni e comincia a decrescere dai 45 anni in poi, sino a scomparire quasi del tutto in tarda età.
Anche se alcuni dati dimostrano qualche beneficio nell’induzione del sonno e nel prolungamento della sua durata, complessivamente le evidenze disponibili in letteratura sono troppo limitate per poter definire la reale efficacia della melatonina nell’insonnia dei bambini “sani”, quelli cioè che semplicemente fanno fatica a dormire.
Non sappiamo quindi quali conseguenze potrebbe avere l’assunzione prolungata di melatonina sul loro sviluppo e in generale sulla loro salute.
La maggior parte degli studi pubblicati in età pediatrica nei quali la melatonina ha dimostrato qualche limitato beneficio nell’induzione del sonno ha invece arruolato bambini non vedenti con alterazioni del ritmo sonno-veglia o con disturbi del sonno associati a problemi neurologici, psichiatrici o comportamentali di vario tipo (come sindrome da deficit dell’attenzione-iperattività, epilessia, deficit neurologici, autismo). E molti di questi studi sono stati condotti su campioni molto piccoli di soggetti.
Non sono pertanto così attendibili e scientificamente rilevanti da giustificare l’utilizzo della melatonina come rimedio nei bambini che dormono poco o male.
Un problema che coinvolge molti dei nostri figli e nipoti se consideriamo che, stando ai dati diffusi l’anno scorso dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di disturbi del sonno, mentre dopo i 6 anni e fino all’adolescenza la percentuale si attesta intorno al 10-12%.
Ma cosa si intende per disturbi del sonno nel bambino? I più comuni sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,01-0,20%).
I disturbi del sonno nel bambino si possono manifestare a diverse età”, spiega nel documento della SIP il Dr. Marco Angriman, neuropsichiatra infantile, Servizio di Neurologia e Neuroriabilitazione per l’età evolutiva all’Ospedale Centrale di Bolzano. “Nella prima infanzia predominano difficoltà di addormentamento e risvegli frequenti, parasonnie (ad esempio pavor notturno o risvegli confusionali) o i disturbi respiratori del sonno (ad esempio sindrome delle apnee ostruttive), mentre nelle età successive possono comparire con maggiore frequenza disturbi del ritmo circadiano e disturbi del movimento correlati al sonno e, soprattutto in adolescenza, disturbi legati alla scarsa igiene del sonno, favoriti da stili di vita scorretti”.

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