Torniamo a parlare di grafologia e di come utilizzarla per trarre informazioni utili dai disegni dei bambini!
Nel primo articolo (se non l’hai visto, clicca qui per leggerlo) siamo partiti dalla sua definizione.
La grafologia, secondo il dizionario Treccani della lingua italiana, è “la scienza che si propone di rivelare il carattere e le condizioni psichiche e morali di una persona attraverso l’esame della sua scrittura“.
Ci permette quindi di conoscere meglio la personalità, i sentimenti e i cambiamenti emotivi di un individuo.
Abbiamo poi approfondito l’argomento con Valentina D’Anna, pedagogista, grafologa dell’età evolutiva specializzata in educazione del gesto grafico e trattamento delle difficoltà di scrittura. E lei ci ha precisato che “la grafologia è una scienza umana che, con proprie tecniche, si occupa di osservare e interpretare il gesto grafico lungo tutta la sua evoluzione. Dalla prima traccia che il bambino lascia, ad esempio, con le manine sporche di pappa, allo scarabocchio, al disegno, per arrivare alla scrittura vera e propria. E’ un processo di analisi che riguarda tutto il corso della vita del bambino, futuro adulto, registrando fedelmente i tratti della personalità che via via si struttura, i cambiamenti emotivi o i suoi stati d’animo“.
In questo secondo articolo, sempre con il supporto della nostra esperta, entriamo nel vivo della fase che possiamo definire “ludico/rappresentativa”.
Riguarda generalmente i bambini sino a 3 anni di età e il protagonista assoluto è lo scarabocchio che, afferma Valentina D’Anna, “è la prima traccia dell’evoluzione grafica del bambino ed è un gesto puramente ludico, libero e spontaneo”.
Intorno all’anno e mezzo, infatti, di solito il bambino inizia a scarabocchiare, dapprima per puro piacere, poi strutturando gli stessi scarabocchi con intenzione rappresentativa.
Solo con il terzo anno di vita gli scarabocchi si trasformano in disegni e appaiono anche le prime forme di grafismo scritturale.
Gli aspetti da considerare sono essenzialmente 3:
- occupazione dello spazio grafico o simbolismo spaziale (teorizzato da Max Pulver negli anni ’30);
- forma dello scarabocchio;
- tratto e pressione.
Esaminiamoli insieme con l’aiuto di esempi concreti e con una premessa fondamentale che è alla base della grafologia e di tutto quello che diremo da ora in poi. Ovvero che non sono mai i singoli segni ad avere un significato univoco ma vanno sempre interpretati in relazione agli altri segni grafici presenti.
Inoltre, non basta prendere in considerazione un singolo scarabocchio ma bisogna osservarne diversi e rappresentativi delle varie fasi di sviluppo del bambino.
“Il primo parametro da osservare e interpretare“, spiega Valentina D’Anna, “è l’occupazione dello spazio grafico, che rappresenta la proiezione dell’ambiente nel quale viviamo.
Si valuta cioè quanta e quale parte del foglio o, meglio, dello spazio grafico (che potrebbe anche essere un tovagliolo, il vassoio del seggiolone…) il bambino occupa con lo scarabocchio.
Se, ad esempio, lo posiziona al centro o privilegia una specifica parte (destra o sinistra, alto o basso) del foglio, se occupa tutto lo spazio o solo una parte, se lo relega in un cantuccio o addirittura oltrepassa i margini.
In generale un buon posizionamento centrale è indice di sicurezza e di un buon adattamento da parte del bambino al mondo circostante. Se poi è accompagnato anche da forme ampie e curve significa che il bambino vive bene il rapporto con se stesso e con gli altri.
Quando invece occupa solo una parte del foglio, soprattutto se inizia dagli angoli o dai margini e si associa a gesti angolosi e più contenuti, lo scarabocchio esprime una certa inquietudine da parte del bambino e una sua maggiore cautela ad adattarsi all’ambiente e a relazionarsi con gli altri”.
“Il secondo parametro da osservare e interpretare“, continua D’Anna, “è la forma dello scarabocchio.
Andiamo cioè a capire se c’è preponderanza di elementi curvi e rotondeggianti o, al contrario, di tratti angolosi e tesi.
Nel primo caso emerge, da parte del bambino, una sensazione di entusiasmo, di facilità di comunicazione e di maggiore partecipazione emotiva. Nel secondo caso possiamo leggere più tensione, maggiore difficoltà nell’adattarsi alle nuove situazioni o, in abbinamento ad altri segni grafici tipo un’eccessiva pressione, una certa opposizione e resistenza all’ambiente che lo circonda.
Possono presentarsi anche tratti puntiformi (puntini, piccole macchioline, ecc…) oppure linee spezzate che sono indice di instabilità emotiva del bambino”.
“Il terzo parametro da osservare“, racconta ancora D’Anna, “è rappresentato dal tratto e dalla pressione.
Per tratto intendiamo la consistenza del colore e la coloritura della trama mentre la pressione è l’appoggio del tratto grafico sul foglio, per intenderci se è calcato (e quanto) o no.
Entrambi ci danno informazioni sull’energia fisica e psichica del bambino.
Ad esempio, se il tratto è continuo, regolare e sicuro e ha una giusta pressione è indice di una buona vitalità nel bambino e di una giusta sicurezza interiore. Se invece il tratto è irregolare, discontinuo e spezzettato può indicare una certa difficoltà di adattamento o di distacco dall’ambiente familiare.
Un tratto debole e leggero manifesta una particolare sensibilità ed emotività, uno sufficientemente fermo e calcato è segnale di una buona carica vitale mentre uno molto marcato ed energico può nascondere una tendenza del bambino ad imporsi e una certa aggressività”.
Nell’interpretare lo scarabocchio, quindi, con la grafologia non si guarda al contenuto figurativo ma si possono intuire molti aspetti legati al temperamento e alla vitalità del bambino, al suo modo di rapportarsi con l’ambiente e con le persone che lo circondano e alla sua vita emotiva.
A conclusione di tutto quanto scritto sinora, vediamo 3 esempi concreti di scarabocchi di bambini con le interpretazioni fornite da Valentina D’Anna:
Nel prossimo articolo affronteremo la fase successiva, che coinvolge i bambini dai 3 anni di età in su, con il passaggio dallo scarabocchio al disegno vero e proprio…
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