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Come interpretare i disegni dei bambini con la grafologia – 1

Sapete esattamente cos’è la grafologia?
Il dizionario Treccani della lingua italiana la definisce “la scienza che si propone di rivelare il carattere e le condizioni psichiche e morali di una persona attraverso l’esame della sua scrittura“.
In altre parole, quindi, grazie alla grafologia possiamo conoscere meglio la personalità, i sentimenti e i cambiamenti emotivi di un individuo.
Quello che non immaginavo e che ho scoperto interessandomi all’argomento è che la grafologia è utilissima anche ad interpretare i disegni dei bambini!
Attenzione però, come vi dirò dopo, a non confondere questo studio con quello che, invece, con metodi diversi, è compito della psicologia.
Per approfondire bene il discorso ho chiesto spiegazioni e informazioni ad una professionista del settore, Valentina D’Anna, pedagogista, grafologa dell’età evolutiva specializzata in educazione del gesto grafico e trattamento delle difficoltà di scrittura.
L’intervista si è da subito trasformata in una chiacchierata piacevolissima e ricca di spunti di interesse per tutti i genitori, i nonni e gli zii che hanno voglia di conoscere meglio i loro figli e nipoti.

Di sicuro non basta un articolo per raccontarvi tutto!
Per questo ho deciso di dedicare più puntate a questo tema che, come mi auguro, appassionerà senz’altro anche voi… 😉

Innanzitutto riprendiamo la definizione dalla quale siamo partiti per approfondirla meglio.
La grafologia” – precisa Valentina D’Anna – “è una scienza umana che, con proprie tecniche, si occupa di osservare e interpretare il gesto grafico lungo tutta la sua evoluzione: dalla prima traccia che il bambino lascia, ad esempio, con le manine sporche di pappa, allo scarabocchio, al disegno, per arrivare alla scrittura vera e propria. Un processo di analisi che riguarda quindi tutto il corso della vita del bambino, futuro adulto, registrando fedelmente i tratti della personalità che via via si struttura, i cambiamenti emotivi o i suoi stati d’animo“.

Sebbene, in un’ottica di interdisciplinarietà, la grafologia auspichi una costruttiva collaborazione con la psicologia, la pedagogia, la sociologia o altre scienze affini, come vi anticipavo prima è uno studio diverso da quello che interessa la psicologia….
Il grafologo non vuole sostituirsi allo psicologo” – spiega Valentina D’Anna – “perché utilizza metodi e strumenti di analisi diversi che riguardano altri aspetti. Il grafologo, ad esempio, non esamina il contenuto del disegno del bambino (compito invece dello psicologo) ma la sua struttura grafico-formale senza mai scendere a livello dei  contenuti.  Andiamo innanzitutto a valutare e interpretare la disposizione spaziale degli elementi, il tratto grafico, l’utilizzo del colore e gli schemi tipici di rappresentazione della realtà comparandoli con la scrittura stessa quando l’età lo permette. Per noi è importante rilevare se il colore è stato steso con più o meno pressione, se prevalgono i tratti curvi, angolosi o morbidi, le linee continue o spezzate, che dimensione hanno le figure e dove sono disposte, se in alto, in basso, a sinistra o a destra, se viene riempito tutto lo spazio o si utilizza solo una parte del foglio. Anche la scelta dello strumento utilizzato per colorare (pastelli, pennarelli, cera, ecc…), come il colore stesso, è indicativa e significativa“.

Prima di entrare nel merito dell’interpretazione dei disegni dei nostri bambini, però, dobbiamo fare un’ulteriore premessa.

Le fasi cronologiche di sviluppo del disegno secondo lo psicologo e grafologo francese Robert Olivaux sono 5 e variano in funzione dell’età dei bambini:
1) un anno e mezzo: il bambino inizia a scarabocchiare, dapprima per puro piacere, poi strutturando gli stessi scarabocchi con intenzione rappresentativa;
2) intorno al terzo anno di vita: gli scarabocchi si trasformano in disegni e appaiono anche le prime forme di grafismo scritturale;
3) tra i quattro e i gli otto anni: i disegni raggiungono il massimo della spontaneità e della ricchezza creativa;
4) tra gli otto e i dodici anni: il disegno perde fantasia per diventare sempre più formale e riprodurre fedelmente quello che vede;
5) dodici anni: appaiono dei criteri estetici e si sviluppa uno stile personale che varia a seconda della personalità.

Nei prossimi articoli affronteremo in dettaglio, e con esempi concreti, le varie fasi partendo proprio dall’interpretazione delle prime tracce grafiche.
Spero, per il momento, di avervi sufficientemente incuriositi… 🙂

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