L’autostima, spiega il dizionario, è la considerazione che un individuo ha di se stesso.
E naturalmente può variare con il passare degli anni, le esperienze positive o negative vissute, il confronto con gli altri.
Ci sono però delle fasi della vita che incidono maggiormente nella formazione della propria autostima.
In particolare, quando si è bambini e ci si comincia ad affacciare al mondo esterno, è fondamentale l’apporto che può e deve arrivare dai genitori e dalla famiglia.
Essere troppo protettivi o permissivi, incostanti o ambivalenti, passare il messaggio che fare errori vuol dire fallire o nutrire aspettative troppo grandi e non in linea con i desideri del bambino sono ad esempio alcuni degli errori che i genitori possono commettere compromettendo il corretto sviluppo della sua autostima.
Per approfondire meglio il discorso ed avere degli utili consigli, ho intervistato la Dottoressa Paola Cannavò, psicologa e pedagogista clinica e specializzanda in psicoterapia ad orientamento sistemico-relazionale. Iscritta all’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, ha il suo studio professionale a Garbagnate Milanese (Mi) e lavora da anni con minori e adolescenti collaborando con scuole, associazioni, comunità, in particolare negli ambiti dei disturbi specifici di apprendimento, sostegno scolastico, autismo e nei casi di difficoltà relazionali o ritardi cognitivi e linguistici.
Ecco sotto le sue interessanti risposte alle numerose domande che le ho rivolto.
Come e quando si sviluppa l’autostima nei bambini e che fasi di evoluzione ha dalla nascita ai 14 anni? Quanto incidono i genitori e, in generale, la famiglia (nonni, zii, ecc…) nella formazione dell’autostima del bambino?
Ciascuno di noi ha un’immagine di sé, di quello che sa fare. Si tratta di un’immagine mai completamente acquisita che si costruisce con il passare degli anni.
Il neonato (e il bambino piccolo) prende coscienza del suo corpo prima di tutto grazie ai baci, alle coccole, al calore delle persone di riferimento che sono dapprima i suoi genitori e poi, man mano che cresce, tutte le altre persone che entrano in contatto con lui (parenti, babysitter, insegnanti, amici). Nutrito, protetto e coccolato il bambino sperimenta un senso di benessere e diventa fiducioso nelle proprie capacità di utilizzare il proprio corpo e di essere se stesso. All’esperienza delle sensazioni fisiche di accudimento si collegano quindi delle emozioni positive.
Intorno ai 18 mesi il bambino entra in una nuova fase di vita: inizia a sperimentare l’ambiente muovendosi, imparando via via a camminare e a correre e comincia a sviluppare il desiderio di decidere, scegliere e imporsi.
Verso i 2 anni, con lo sviluppo del linguaggio, inizierà a dire “riesco a fare da solo” rivendicando una sua autonomia.
Cosa permette allora al bambino di sviluppare una buona autostima? Sicuramente è fondamentale la capacità dei genitori di riconoscerlo come individuo che ha delle sue idee e che ha il diritto di esprimersi. Il modo in cui genitori lo ascoltano, lo incoraggiano, gli pongono dei limiti contribuisce a fornire al bambino un’immagine di sé sempre più articolata “sono un maschio, sono una femmina, sono bello/a, sono capace di farlo da solo“.
La crescita continua e tra i 3 e i 4 anni di età il mondo immaginario del bambino si allarga e cominciano a fare capolino le prime paure. Inoltre ogni bambino comincia a capire come manipolare la realtà per i suoi scopi. A quest’età vuole essere riconosciuto e si avvicina al genitore di sesso opposto per cercare la sua approvazione. Attraverso il gioco di fantasia, il racconto di storie, il disegno egli rappresenta la sua vita quotidiana. Si tratta spesso di manifestazioni egocentriche, dato che il bambino non è ancora in grado di fare ragionamenti complessi. Adesso il bambino ha bisogno di essere riconosciuto e valorizzato: le parole e gesti dei genitori hanno una grande influenza su di lui e questo periodo è dunque critico dello sviluppo della sua autostima.
A partire dai 6/8 anni ecco un’altra fase di vita fondamentale: l’ingresso nella scuola. Nuove strutture mentali si formano e portano il bambino a capire le regole dei giochi, a dare giudizi, a riflettere, a sviluppare la capacità di collaborare con gli altri ed il desiderio di imparare cose nuove. Accanto all’immagine fisica ed emotiva di sé il bambino acquisisce anche una propria immagine intellettiva. In questo periodo diventa fondamentale nella costruzione dell’autostima il giudizio di chi circonda il bambino: insegnanti, educatori e gli stessi genitori con le loro aspettative ed eventuali pressioni per ottenere un migliore rendimento scolastico influiscono sull’autostima e sull’immagine positiva che il bambino ha di sé.
Il periodo dai 6 ai 14 anni è di importanza fondamentale per lo sviluppo dell’autostima: è assolutamente normale avere la tendenza a sottovalutarsi dopo avere conosciuto un fallimento, un rimprovero o delle prese in giro. In questo caso risulta nuovamente centrale il ruolo, e la presenza attenta, dei genitori che devono diventare un modello per il proprio figlio. Avere una buona autostima significa essere coscienti dei propri punti di forza e delle proprie difficoltà ed accettarsi sapendosi assumere le proprie responsabilità, facendo tutto quello che occorre per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati.
Ci sono differenze tra maschi e femmine nel rapporto che sviluppano con l’autostima?
In realtà non sembrano esserci specifiche differenze tra maschi e femmine nel rapporto che sviluppano con l’autostima. Ancora una volta è fondamentale l’ambiente di vita e le interazioni che i bambini hanno con le proprie figure di riferimento e con il mondo sociale che li circonda. Certo un ruolo rilevante ha anche la nostra società: gli stereotipi di genere, ancora spesso difficili da estirpare, che vedono il maschio come quello forte, che non manifesta emozioni, che ha atteggiamenti fortemente connotati dal suo genere sessuale (giochi e professioni tipicamente da maschio) possono influenzare e rendere insicuro un bambino emotivamente più sensibile e “femminile” così come una bambina “maschiaccio” che non rientra dentro i canoni stabiliti.
I genitori sono ancora una volta coloro che possono trasmettere al proprio figlio il concetto che ciascuno è portatore di un proprio valore ed è importante per quello che è.
Quali sono gli errori che i genitori commettono solitamente e che non dovrebbero fare per favorire un corretto e sano sviluppo dell’autostima?
Tra gli errori che i genitori di solito possono connettere e che compromettono lo sviluppo dell’autostima possiamo elencare:
- non dare regole chiare ed essere incostanti nel mantenere la disciplina
- essere eccessivamente protettivi o permissivi
- essere ambivalenti, cambiare opinione sulle regole a seconda dei momenti
- criticare costantemente e fare affermazioni che feriscono il bambino
- essere scoraggianti di fronte alle difficoltà e accentuare i punti di debolezza piuttosto che i punti di forza del figlio
- passare al bambino il messaggio che fare errori vuol dire fallire
- nutrire aspettative troppo grandi non in linea con i desideri del bambino
Parlando di autostima nei bambini, quali consigli e suggerimenti è importante dare ai genitori e in generale alla famiglia dove c’è un bambino under 14?
Ecco alcuni utili suggerimenti e consigli per la famiglia così da sviluppare e favorire una buona autostima nel bambino:
- stabilire poche e chiare regole familiari e sociali
- fare capire e sperimentare al bambino le naturali conseguenze che derivano dalla disobbedienza alle regole fissate
- essere presenti e vicini al bambino in modo affettuoso
- cercare quanto più possibile di controllare i fattori di stress nel bambino aiutandolo a calmarsi, riducendo o anticipando eventuali cambiamenti che lo metterebbero in difficoltà
- sottolineare i punti di forza del bambino e le sue difficoltà restando sempre orgogliosi di lui e aiutandolo a trovare i mezzi per migliorarsi
- favorire l’espressione delle emozioni e parlare con lui di quello che sente e pensa
- essere un adulto di riferimento, che utilizza un linguaggio che valorizza
- favorire l’apertura agli altri: incoraggiare il bambino a farsi degli amici e lasciare a lui l’incarico di regolare eventuali conflitti
- aiutare il bambino a capire che risultati della sua attività sono la conseguenza logica delle sue azioni e che gli errori sono possibili ma ci aiutano a migliorare
- favorire e incoraggiare l’autocorrezione
- aiutarlo a pianificare ed essere motivato e tenace nel perseguire i suoi scopi
Si può misurare l’autostima nei bambini? E, se si, come?
La valutazione dei bambini con bassa autostima non è facile perché spesso questa situazione si accompagna ad altri problemi. Bambini iperattivi, aggressivi, troppo chiusi o con un basso rendimento scolastico potrebbero avere problemi di autostima ma sono molto diversi tra loro. Naturalmente è sempre possibile che i problemi comportamentali siano un’espressione sintomatica della bassa autostima. È possibile misurare il grado di autostima nei bambini rivolgendosi ad un professionista (psicologo) che farà una valutazione a vasto raggio e raccoglierà informazioni da varie fonti: colloqui con il bambino, interviste a genitori e insegnanti, osservazioni comportamentali e questionari carta e matita. Esistono anche specifici test che permettono di ottenere informazioni in modo rapido e semplice.
Come devono comportarsi i genitori nel caso di un figlio con poca autostima?
Nel caso il bambino manifesti una scarsa autostima è importante valutare quanto profondamente questo elemento incida sul suo benessere. Qualora sia evidente un disagio è importante rivolgersi a un professionista che potrà aiutare i genitori, tramite un percorso calibrato sul singolo bambino, a fare acquistare al proprio figlio la giusta fiducia in se stesso. Parallelamente potrà essere proposto un percorso a casa con i genitori o tramite piccoli compiti che aiutino il bambino a trasferire nell’ambiente sociale quello che impara in studio con lo psicologo. In questo modo verranno rafforzate le sue competenze positive e sarà possibile insegnare al bambino a non considerare i propri punti di forza come privi di importanza. Da parte dei genitori è importantissimo che trasmettano costantemente al bambino la propria fiducia nella sua capacità di padroneggiare le nuove abilità che impara.
E come, invece, nel caso di un figlio con troppa autostima?
La troppa autostima, al pari di una scarsa autostima, può diventare un grande problema per la vita del bambino. I bambini troppo sicuri di sé finiscono per diventare presuntuosi e arroganti. Il compito dei genitori è quello in questo caso di frenare l’ego del bambino, in modo che non diventi una persona incapace di interagire in modo costruttivo con gli altri considerandoli inferiori a lui. In genere il percepirsi meglio di quello che si è e rispetto agli altri dipende da un’educazione basata su eccessivi rinforzi positivi in cui le lodi sono state spesso inopportune e superflue. A volte si tratta di genitori che hanno eccessivamente protetto il proprio figlio costruendo intorno a lui una bolla di elogi costanti che alla fine rischia di rivoltarglisi contro. Prima o poi le esperienze di vita e i rapporti con gli altri, gestiti in modo poco gentile, romperanno questa bolla e demoliranno le certezze di superiorità del bambino. Prima che questo accada è meglio che in famiglia si cerchi di rimediare e di fargli prendere graduale coscienza che gli altri possono avere competenze e abilità superiori a quelle del bambino, senza per questo intaccare la sua autostima. I genitori possono cercare di creare situazioni nelle quali il bambino possa mettersi in competizione con bambini più bravi di lui o per lo meno alla pari. Se anche dovesse fallire e rimanerci male non preoccupatevi: sarà salutare per lui.
Accanto alla necessità di sperimentare sensazioni poco familiari come sconfitta e senso di fallimento (che naturalmente i genitori non dovranno enfatizzare) è molto importante allenare in questi bambini la competenza emotiva all’empatia. È possibile utilizzare libri specifici, film e cartoni animati per fare capire al bambino che voi siete comunque orgogliosi di lui e che il fatto di riuscire bene in tante cose non lo rende più meritevole di amore, migliore o più considerato rispetto agli altri.
Il messaggio da passare è che ciascuno di noi ha dei talenti e abilità e che vantarsi non è un buon atteggiamento. Alla fine si tratta di mantenere un equilibrio: lodate i vostri bambini per le loro abilità ma senza esagerare e nel contempo valorizzate anche le capacità di fratelli, sorelle o altri amici di vostro figlio. Piano piano i vostri bambini smetteranno di assumere atteggiamenti saccenti e presuntuosi diventando anche più simpatici.
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