bullismo e cyberbullismo
Consigli

Bullismo e Cyberbullismo: come parlarne con i propri figli

Stando agli ultimi dati ufficiali, in media 2 studenti italiani su 10 nell’anno scolastico 2020-2021 sono stati vittima di bullismo. Nel 2021, inoltre, complice il raddoppio del tempo trascorso online tra quarantene e didattica a distanza, il cyberbullismo è cresciuto del 59%.
Sono numeri sempre più elevati che, naturalmente, spaventano molto tutti noi genitori di bambini e ragazzini che potrebbero trovarsi in situazioni del genere.
Cerchiamo, quindi, con l’aiuto di esperti e di fonti di informazione autorevoli e qualificate, di comprendere meglio questi fenomeni e come gestirli con i nostri figli.

Il dizionario Treccani definisce il bullismo come l’atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate specialmente in ambienti scolastici o giovanili.
E, come spiega un utilissimo vademecum disponibile sul sito dei Carabinieri, può essere:

  • DIRETTO (ed è la forma più utilizzata dai ragazzi) e manifestarsi attraverso azioni fisiche (picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere e appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli) o verbali (minacciare, affibbiare nomi o insultare qualcuno in relazione alle sue caratteristiche fisiche, come ad esempio peso o altezza, o ad altre caratteristiche come razza, sessualità, cultura o religione, estorcere denaro e beni materiali).
  • INDIRETTO (ed è la forma più utilizzata dalle ragazze) e riguardare soprattutto l’ambito psicologico. In questo caso è più difficile da individuare perché non ha sintomi né segni visibili, quindi chi vive questo tipo di bullismo, non potendo dimostrare quello che gli accade, rimane in silenzio. Ad esempio è caratterizzato da episodi che mirano deliberatamente all’esclusione dal gruppo dei coetanei, all’isolamento e alla diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, ad atti discriminatori o di razzismo.

Le sue caratteristiche principali sono 3:

  • intenzionalità (il comportamento aggressivo non è conseguenza di qualcosa ma nasce dal semplice bisogno di prevaricare, senza altro fine. È caratterizzato dalla volontà dell’individuo di arrecare danno o provocare conseguenze negative per la vittima);
  • durata nel tempo (gli episodi sono ripetuti nel tempo e con una frequenza tale da ledere l’autostima della vittima);
  • disuguaglianza tra bullo e vittima (il bullo è quasi sempre più forte della media dei suoi coetanei mentre, al contrario, la vittima è più debole dei suoi pari. La vittima non è capace né di reagire chiedendo aiuto, né, tantomeno, di difendersi. Vive la sensazione di essere senza scampo).

Quando gli atti di bullismo avvengono attraverso social network, e-mail, messaggi di testo, chat, blog, siti Internet, immagini o video diffusi attraverso il web, si parla di cyberbullismo.
Le sue caratteristiche principali sono 4:

  • pervasività (il bullo può raggiungere la sua vittima in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo);
  • persistenza (il materiale pubblicato su Internet resta disponibile online anche per molto tempo);
  • anonimato (il bullo può celare la sua identità utilizzando un “nickname” quindi, per le vittime sarà difficile risalire all’identità del molestatore e questo può provocare più insicurezza);
  • mancanza di limiti spazio-temporali (il bullo invade la privacy della vittima in ogni momento della giornata pertanto i soprusi posti in essere con modalità digitale non hanno più limiti né temporali né spaziali).

Per poterle meglio riconoscere, ecco quali sono alcune delle azioni più comuni del Cyberbullismo:

  • flaming → inviare messaggi volgari, maleducati e/o pieni di rabbia, che riguardano una persona, ad un gruppo online o alla vittima stessa, attraverso e-mail o altre forme di messaggi scritti. Tale fenomeno è indicativo di intensa aggressività, che può essere episodica ma anche frutto di un eccesso rabbia apparentemente motivato;
  • put down → inviare ad un gruppo di persone dei messaggi, pettegolezzi dal contenuto dannoso, crudele o falso riguardanti la vittima. Consiste anche nel pubblicare online tali materiali per danneggiare reputazione e legami affettivi della stessa. Ad essere attaccata non è la persona per come realmente è, quanto invece la sua reputazione agli occhi degli altri;
  • masquerade (impersonificazione) → rubare l’identità online della vittima, violando il suo account o creandone uno falso. Tale account viene poi utilizzato per spedire o pubblicare materiale che possa rovinare l’immagine della vittima, metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione o creare problemi di vario tipo. È quindi una vera e propria sostituzione di persona;
  • exposure → inviare o pubblicare materiale sulla vittima, contenente informazioni sensibili, imbarazzanti o private, senza che questa abbia la possibilità di porvi rimedio. Le informazioni sono inventate o estorte ma non rivelate direttamente dalla vittima stessa;
  • trickery → svelare o scoprire con l’inganno i segreti di qualcuno, divulgare informazioni imbarazzanti, oppure diffondere immagini intime o a contenuto sessuale tramite internet o tramite cellulari. Include la spedizione o pubblicazione di messaggi privati scritti dalla vittima. È una forma di inganno percepita come particolarmente crudele perché vissuta dalla vittima come un vero e proprio tradimento affettivo. Prima si conquista la fiducia della vittima, con lo scopo di convincerla a confidarsi e poi si condividono informazioni/immagini/video/messaggi con gruppi di altre persone;
  • exclusion → escludere qualcuno da un gruppo on line, come ad esempio una lista di amici, una chat o un gruppo interattivo;
  • cyberstalking → inviare ripetutamente messaggi che includono minacce di violenza o altamente intimidatori. Consiste altresì nell’attuare comportamenti online che possano provocare nella vittima preoccupazioni rispetto alla propria incolumità fisica. Spesso il cyberstalking sfocia in episodi di aggressioni fisiche;
  • cyberbashing o “happy slapping” → tale modalità di cyberbullying inizia nella vita reale. La vittima viene aggredita o molestata mentre gli altri riprendono la scena con videotelefono, macchina fotografica o videocamera, con il fine di mostrare l’aggressione ad amici o di diffonderla. Quindi il secondo passaggio continua con una violenza con caratteristiche tipicamente online. Le immagini vengono diffuse tramite Internet, visualizzate o condivise.

In tutti i casi, la vittima è il soggetto che subisce frequentemente comportamenti vessatori, sia fisici che verbali, da parte del bullo.
Molte volte può sperimentare sentimenti di rabbia verso i genitori, gli insegnanti e i compagni di classe perché, da un lato, non riconoscono la sua difficoltà a reagire al bullo e, dall’altro, pensano che lui/lei sia in qualche modo responsabile degli atti di bullismo.
Se temiamo che nostro figlio possa essere vittima di bullismo e/o cyberbullismo, proviamo innanzitutto ad osservarlo da vicino, guardando il suo stato emotivo.
Alcuni bambini, infatti, potrebbero non esprimere le loro preoccupazioni verbalmente.
Ecco alcuni segnali ai quali prestare attenzione:

  • Segni visibili come lividi inspiegabili, graffi e cicatrici;
  • Paura di andare a scuola o partecipare ad eventi scolastici;
  • Comportamento ansioso, nervoso o molto prudente;
  • Avere pochi amici a scuola o fuori dalla scuola;
  • Lontananza improvvisa dagli amici o rifiuto di incontri sociali;
  • Vestiti, dispositivi elettronici e altri beni personali scomparsi o danneggiati;
  • Richiesta frequente di soldi;
  • Rendimento scolastico scarso;
  • Assenteismo o chiamate frequenti da scuola per tornare a casa;
  • Ricerca di contatto ravvicinato con gli adulti;
  • Disturbi del sonno e/o avere incubi;
  • Mal di testa, mal di stomaco o altri disturbi fisici;
  • Angoscia dopo aver passato del tempo online o al telefono, senza una ragionevole spiegazione;
  • Improvvisa riservatezza, soprattutto quando si tratta di attività online;
  • Aggressività o avere attacchi di rabbia.

Possiamo anche provare a parlargliene apertamente, magari iniziando a rivolgergli qualche domanda:
– Ti prendono in giro?
– Ti isolano?
– Trovano un pretesto per litigare?
– Ti nascondono la merenda?
– Ti rubano o distruggono oggetti personali?
– Ti aggrediscono fisicamente?
– Diffondono foto e/o video su Internet?

In generale, comunque, il primo passo che dobbiamo fare per per proteggere i nostri figli è assicurarci che conoscano il problema. Saranno così capaci di identificarlo con più facilità, che accada a loro o a qualcun altro.
Ecco poi alcuni dei consigli per i genitori che ho trovato sul sito dell’Unicef:

  • Parlane spesso e in modo aperto. Più parlerai di bullismo a tuo figlio, più si sentirà a suo agio nel raccontarti se lo ha osservato o vissuto. Informati ogni giorno sul suo andamento scolastico, chiedi informazioni sul tempo passato online, non concentrarti solo sulle lezioni o sul tipo di attività svolte ma anche sui suoi sentimenti.
  • Aiuta tuo figlio ad essere un modello positivo. Quando si parla di bullismo possiamo identificare tre ruoli: la vittima, il bullo e lo spettatore. Anche quando i bambini non sono vittime dirette, potrebbero prevenire atti di bullismo scegliendo di essere inclusivi, rispettosi e gentili nei confronti dei propri coetanei. Se assistono ad atti di bullismo, possono prendere le parti della vittima, offrire supporto e/o mettere in discussione il comportamento del bullo.
  • Aiuta tuo figlio a costruire la fiducia in se stesso. Incoraggialo ad iscriversi a corsi o a partecipare ad attività di svago di suo interesse. Questo contribuirà a renderlo più consapevole e a costruirsi un gruppo di amici con gli stessi interessi.
  • Sii tu stesso un modello. Mostra a tuo figlio come trattare bambini e adulti con gentilezza e rispetto facendolo nei confronti delle persone che ti circondano o su come intervenire quando qualcuno viene maltrattato. I bambini osservano i loro genitori traendo esempi su come comportarsi, incluso cosa pubblicare online.
  • Entra a far parte della loro esperienza online. Acquisisci familiarità con le piattaforme utilizzate da tuo figlio, spiegagli come sono collegati il mondo online e quello offline e informalo sui diversi rischi che (come vi ho raccontato in questo articolo)  potrebbe incontrare.

Sempre utile e opportuno, inoltre, per tutelare figli e nipoti mentre navigano sul web, ricorrere al Parental Control (in italiano controllo genitoriale o filtro famiglia), il sistema che – come vi ho spiegato nell’articolo che potete leggere cliccando QUI – permette ad un adulto di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte di un bambino o ragazzino. In questo modo si evita, ad esempio, la loro esposizione a contenuti considerati pericolosi e violenti o non adatti alla loro età.

Infine, tra i numerosi servizi ai quali ci si può rivolgere per chiedere aiuto e supporto, vi evidenzio in particolare il 114 EMERGENZA INFANZIA, un numero di pubblica utilità rivolto a tutti coloro che vogliono segnalare una situazione di pericolo e di emergenza nella quale sono coinvolti bambini e adolescenti, costruendo così una rete di protezione intorno alla vittima. È un servizio gratuito, multilingue e attivo in tutta Italia, 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno ed è raggiungibile sia da utenze fisse che mobili e tramite App. Gestito da Telefono Azzurro, offre consulenze di varia natura (psicologica, psicopedagogica, legale e sociologica) e interviene in situazioni di disagio e/o emergenza che possono nuocere allo sviluppo psico-fisico dei minori, anche attraverso il coinvolgimento diretto e la collaborazione con i servizi e le istituzioni che operano a livello territoriale.

Per commenti, domande ed approfondimenti come sempre vi aspetto sulla pagina Facebook e sui profili Instagram e Twitter di DA 0 A 14.