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Allarme cifosi nei bambini! Colpa di smartphone, tablet e pc

Sono aumentati del 700% in 10 anni i casi di cifosi tra i bambini delle scuole medie inferiori. Colpa delle posture scorrette spesso associate all’utilizzo eccessivo di dispositivi tecnologici come tablet, pc e smartphone.
A lanciare l’allarme è stata la SIOT, Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, in occasione di un incontro sul tema “Il futuro delle ossa si costruisce da bambini“.
Come hanno spiegato gli ortopedici, “alcune patologie non curate nell’infanzia, come la cifosi, la scoliosi, la lordosi, la lussazione congenita dell’anca, il ginocchio valgo o il piede piatto, rischiano di compromettere la salute futura dell’intero scheletro“.

In particolare “l’uso di tablet, pc e smartphone è responsabile in moltissimi casi della cifosi, condizione che interessa la colonna vertebrale del bambino, maschio o femmina, che non riesce a mantenere la posizione eretta del tronco e delle spalle, sia seduto sia in piedi“.
Quella della cifosi è “una vera e propria bomba sociale” per il Professor Carlo Ruosi, Professore di Ortopedia e Traumatologia all’Università Federico II di Napoli e Responsabile del Centro Scoliosi dell’Azienda Ospedaliera della stessa Università. “Il numero eccessivo di ore giornaliere che, sin dai 3-4 anni, i bambini trascorrono piegati in avanti sui ‘babysitter elettronici’ è causa di questo disturbo troppo spesso sottovalutato. Fondamentale, in questi casi, è una diagnosi precoce. Mentre in fase iniziale è possibile intervenire con rieducazione motoria e ginnastica appropriata, in fase avanzata è necessario far indossare al bambino il busto ortopedico. Nel caso in cui la diagnosi arrivi troppo tardi, poi, si deve ricorrere alla chirurgia.”

Se la ginnastica medica è il rimedio della cifosi diagnosticata in fase iniziale, non si può affermare lo stesso per la scoliosi, patologia causata da una predisposizione genetica caratterizzata da una deformità a ‘S’ della colonna vertebrale che di solito colpisce le bambine tra i 10 e i 14 anni di età. In questo caso, infatti, la SIOT sottolinea come l’unico trattamento appropriato consista nell’applicazione del busto ortopedico.

A dover indossare un tutore sono i bambini più piccoli colpiti da una displasia congenita dell’anca, patologia che si sviluppa durante la vita intra-uterina e che porta a un’alterazione progressiva dei rapporti tra la testa del femore e l’acetabolo. Con un’incidenza di 1 su 1000 nati, più frequentemente nel sesso femminile (rapporto 6 a 1) e nel 45% dei casi bilateralmente, la displasia o lussazione dell’anca è una delle patologie dello scheletro più frequenti. Se la diagnosi viene posta precocemente, il trattamento viene eseguito mediante l’utilizzo di un tutore, statico o dinamico, che mantiene le anche flesse (90-100°) ed abdotte (50-60°) e permette di mantenere centrata la testa del femore all’interno dell’acetabolo risolvendo in pochi mesi il quadro di displasia acetabolare e di instabilità articolare.
Si tratta di un disturbo che va diagnosticato alla nascita mediante l’esame clinico e con un’apposita ecografia da eseguire possibilmente intorno alla 6° settimana di vita e che va trattato immediatamente”, ha evidenziato il Professor Pasquale Farsetti, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Locomotore all’Università di Roma Tor Vergata e Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica. “Se la diagnosi è tardiva occorre ricorrere a trattamenti più invasivi in anestesia generale, fino alla chirurgia. In ogni caso, dopo i 3-5 anni di età il trattamento diviene estremamente complicato per le rigidità articolari che si instaurano. La complicazione più temibile è rappresentata dalla necrosi ischemica della testa del femore che si manifesta con un’incidenza maggiore nei casi più gravi, spesso indipendentemente dal trattamento, e che può condizionare il risultato finale. La persistenza di una displasia in età adulta comporta inevitabilmente una degenerazione artrosica dell’anca che spesso necessità di essere protesizzata”.

Altro disturbo che interessa gli arti inferiori è il ginocchio valgo, molto frequente intorno ai 3 anni di età. Si tratta di una deviazione assiale degli arti inferiori che si manifesta con un aumento dell’angolo femoro-tibiale (fenomeno gambe a X).
La causa è da attribuirsi ad uno squilibrio transitorio dell’attività delle cartilagini di accrescimento distale del femore e prossimale della tibia.
Nel 98% dei casi tale condizione si risolve spontaneamente entro i 7-8 anni di età. La diagnosi differenziale deve essere posta con alcune malattie rare quali displasie scheletriche e affezioni endocrine o metaboliche. Rivolgersi ad un ortopedico è, dunque, fondamentale per porre una diagnosi corretta.

E ancora nel bambino può manifestarsi il piede piatto, condizione in cui l’arco longitudinale del piede, valutato sotto carico (in piedi), si presenta più basso della norma o addirittura assente. Generalmente è presente in forma transitoria nei primi anni di vita di numerosi bambini. Pertanto, quando il piede piatto si manifesta durante questo periodo, deve essere considerato fisiologico. Il piede piatto patologico si manifesta dopo i primi 6-7 anni di età, è spesso familiare e può essere associato ad una ipotonia muscolare. È generalmente asintomatico, mentre nei rari casi in cui si manifesta in forma dolorosa è necessario eseguire un trattamento specifico che può essere conservativo mediante l’utilizzo di plantari o chirurgico.

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