Tutti noi genitori sappiamo bene quanto sia difficile e faticoso dire di NO ai bambini e farglielo accettare.
Eppure tante volte basterebbe solo una migliore “comunicazione” da parte nostra per ottenere l’obiettivo desiderato.
“In ambito educativo, in moltissime occasioni dire di NO non è la scelta migliore”, sottolinea la psicologa Roberta Conenna.
“I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei propri figli e con un po’ di pazienza devono imparare a dire di NO in modo positivo. Si tratta di un processo lungo e costante ma così i bambini piano piano comprenderanno lo scopo di alcune norme e impareranno ad autoregolarsi. Comunicare al positivo non lascia dubbi di interpretazione. Il messaggio resta diretto, univoco e, soprattutto, facilmente elaborabile. Un bambino, infatti, incontra molta più difficoltà ad interpretare e gestire concetti preceduti da una negazione (“non”) e di conseguenza a metterli in pratica”.
Tante volte diciamo, ad esempio, ai nostri figli e nipoti: Non allontanarti!, Non correre!, Non toccare!, Non urlare!
“È assolutamente naturale” – spiega Conenna – “perché tendiamo a dire molto più spesso quello che non va fatto piuttosto che indicare cosa sarebbe opportuno fare e perché. Lo si fa sempre nell’intento di proteggere i propri figli da un pericolo o perché si è nella fase di impartire le prime regole e i primi divieti. Ma di fatto quelle espressioni non motivano all’azione desiderata. Al contrario spesso incentivano il comportamento opposto“.
Una comunicazione espressa al positivo rende, invece, l’intervento verbale più efficace.
Ecco alcuni veloci esempi, indicati dalla psicologa.
Se volessimo dire “Non prendere quel coltello” potremmo usare l’espressione “lascia il coltello sul tavolo”.
“Resta qui vicino” è meglio di “non allontanarti”.
“Allontana la pallina dalla bocca” è preferibile a “non mettere la pallina in bocca”.
“Diciamo la verità” è più indicato di “non dire le bugie”.
“Mettiamo a posto dopo aver giocato” funziona meglio di “non lasciare in disordine i giocattoli”.
Inoltre di grande aiuto è dare ai bambini delle alternative, come precisa Conenna. Ecco un esempio: “Lascia il coltello sul tavolo perché è molto affilato ma puoi comunque aiutarmi a cucinare”.
“Questo nuovo approccio di sicuro richiede impegno e sforzo da parte dei genitori” – conclude la psicologa – “ma bisogna pensare alla comunicazione in positivo come se fosse un buon allenamento e ricordarci che come ogni abilità, allenandosi si migliora“.
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