Chi segue DA 0 A 14 su Facebook e Instagram sa che il mese scorso ho dedicato alcuni post ai pidocchi.
Un problema che riguarda e coinvolge tante famiglie se si pensa che, stando ai dati forniti dal pediatra Italo Farnetani, ogni anno sono vittima dei pidocchi in testa circa 100 mila bambini di 1-2 anni, 400 mila di 3-6 anni, 500 mila di 7-12 anni e 200 mila di 13-18 anni.
Quando si parla di pediculosi (perché questo è il termine medico per indicare l’infestazione da pidocchi) c’è però sempre il rischio di dare notizie sbagliate o fuorvianti.
Anche perché le credenze popolari e i falsi miti sono sempre in agguato.
E così, per scrivere questo articolo, ho scelto di utilizzare esclusivamente informazioni autorevoli e istituzionali, diffuse dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità.
Spero che possano esservi utili per saperne di più su questo argomento.
Partiamo dunque dall’inizio e diciamo subito che i pidocchi sono piccoli insetti che si nutrono di sangue.
Sono cioè parassiti obbligati, costretti ad insediarsi presso un altro essere vivente per nutrirsi e riprodursi.
Quelli che infestano l’uomo appartengono a tre specie diverse a seconda delle zone del corpo che colpiscono:
- pidocchi del capo, che sono quasi invisibili a occhio nudo e si concentrano soprattutto sul cuoio capelluto della parte posteriore della testa (la nuca) e dietro le orecchie. Hanno un corpo di forma allungata, la testa è appuntita e sono di colore grigiastro. Sono molto comuni nei bambini piccoli, specialmente in età prescolare e scolare;
- pidocchi del corpo o delle vesti, che sono per forma simili a quelli del capo ma, fortunatamente, molto più rari. Si trovano soprattutto negli indumenti a diretto contatto con il corpo ma si possono annidare anche nelle cuciture dei pantaloni, nelle maniche delle giacche, nelle lenzuola e nei materassi. Si possono ritrovare su persone che vivono in condizioni di promiscuità ed affollamento e la loro diffusione è favorita dalla condivisione della biancheria e dalle condizioni igieniche scarse;
- pidocchi del pube, che colonizzano prevalentemente la zona del pube e la regione perianale ma possono annidarsi anche nelle ascelle, nelle gambe, sul torace, sulla schiena, sull’addome, tra la barba e i baffi e persino nelle ciglia e nelle sopracciglia. Rispetto alla specie che attacca i capelli, hanno una forma più schiacciata che ricorda quella di un piccolo granchio e sono detti comunemente piattole.
I pidocchi sono lunghi circa 2-4 millimetri, non hanno ali, di conseguenza non volano e hanno sei robuste zampe provviste di uncini con le quali si attaccano tenacemente ai capelli o ai peli che ricoprono il corpo, come pure alle fibre dei tessuti (nello specifico i pidocchi del corpo e delle vesti) contaminando abiti, biancheria, effetti personali.
E sono molto prolifici: nel corso della loro vita possono deporre fino a 300 uova, chiamate lendini. Quest’ultime sono delle piccole formazioni color madreperla che potrebbero essere confuse con scaglie di forfora ma, se si prova a rimuoverle, ci si accorge che sono tenacemente attaccate ai capelli o ai peli. Dal momento in cui vengono deposte, le uova impiegano circa una settimana per schiudersi, dando vita a una prole vorace che diventerà adulta dopo 2 settimane.
Contrariamente a quanto si tende a credere, i pidocchi “non saltano” da una testa all’altra. Il contagio avviene fra persona e persona, per contatto diretto e attraverso lo scambio di effetti personali come pettini, spazzole, fermagli, sciarpe, cappelli, asciugamani, cuscini, biancheria da letto.
Altro pregiudizio da smontare è che i pidocchi infestino solo le persone sporche o che si lavano poco. Qualsiasi individuo può esserne colpito, indipendentemente dall’età, dal livello sociale e dal suo grado di igiene.
Come dicevamo, i pidocchi sono provvisti di un apparato con il quale pungono la pelle e succhiano il sangue. Durante il pasto iniettano una sostanza irritante e rilasciano anche i loro escrementi provocando uno stato di irritazione della pelle che, a volte, può assumere l’aspetto di una vera reazione allergica: si formano delle papule, piccoli rigonfiamenti arrossati, che provocano un prurito incontrollabile, fastidioso e incessante. Attenzione però perché l’atto del grattarsi può peggiorare la situazione, causando piccole lesioni che a loro volta aumentano l’irritazione e il prurito. L’intenso grattamento, soprattutto nella pediculosi del corpo, può produrre delle ferite sulla pelle che possono infettarsi. In questi casi possono comparire sovrainfezioni di origine batterica come l’impetigine, che necessita di cure specifiche, o la foruncolosi (formazione di bolle piene di pus sulla pelle).
Se si sospetta di essere infestati da pidocchi, l’unico modo per accertarlo è trovare i pidocchi vivi o le loro uova. Occorre controllare bene la pelle nelle zone che prudono o che sono arrossate; in particolare, per quanto riguarda i pidocchi del capo, bisogna ispezionare attentamente il cuoio capelluto vicino alla nuca (parte posteriore della testa) e dietro le orecchie, aiutandosi con una lente di ingrandimento e uno speciale pettine a denti fini acquistabile in farmacia.
Nel caso un bambino, o un altro componente della famiglia, abbia preso i pidocchi occorre controllare che non siano stati contagiati anche gli altri membri del nucleo familiare. In caso affermativo, sarà necessario che tutti inizino lo stesso giorno il trattamento, per evitare che si ritrasmettano i pidocchi l’uno con l’altro.
Esistono in commercio numerosi prodotti insetticidi: polveri da applicare sulla superficie della cute o degli indumenti, shampoo, lozioni o spray. La maggior parte è a base di estratto di piretro o piretroidi di sintesi, come la tretrametrina, molto efficaci per debellare i pidocchi.
In ogni caso è opportuno sempre un consulto con il medico per individuare il trattamento più adatto.
Il pettine a denti fitti (possibilmente in acciaio perché quelli in plastica tendono facilmente a deformarsi) è molto utile per rimuovere le uova e i parassiti uccisi. Bisogna pettinare i capelli, dalla radice alla punta, dopo averli cosparsi con abbondante balsamo, cercando di raccogliere più insetti possibile.
Alcuni prodotti prevedono un ciclo supplementare a distanza di qualche giorno per uccidere anche i pidocchi sfuggiti alla prima somministrazione e, soprattutto, per eliminare le uova che, se sopravvissute, potrebbero innescare una nuova infestazione.
Inoltre, bisognerà disinfettare le lenzuola e gli abiti, lavandoli in acqua a 60°C o a secco (in particolare i cappelli), oppure lasciare gli abiti all’aria aperta per 48 ore (i pidocchi non sopravvivono a lungo lontani dal cuoio capelluto).
Oggetti o giocattoli venuti a contatto con la persona infestata devono essere lasciati all’aria aperta o conservati al chiuso per 2 settimane. Pettini, spazzole e fermagli devono essere lavati e disinfettati accuratamente immergendoli in acqua molto calda per 10-20 minuti.
Le infestazioni con i pidocchi del capo sono purtroppo molto diffuse, specialmente nei bambini che frequentano le scuole dell’infanzia ed elementari.
Metodi “miracolosi” per prevenire il contagio ad oggi non esistono. Il seguire le regole di una corretta igiene della persona ed evitare lo scambio di effetti personali come pettini, cappelli, indumenti sono i soli metodi utili, associati ad un controllo periodico e frequente del cuoio capelluto per identificare rapidamente le infestazioni.
I pidocchi del corpo e del pube possono essere trasmessi in locali pubblici e ambienti particolarmente affollati, ma anche attraverso il contatto con cuscini, imbottiture di sedie, divani, materassi, coperte, asciugamani, abiti, spazzole, pettini e tavolette del water nei bagni pubblici. Occorre, comunque, tenere presente che il contatto diretto rimane il metodo principale di trasmissione e che i pidocchi non sopravvivono a lungo (non più di un giorno per i pidocchi del capo e del pube) al di fuori del corpo umano.
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