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Consigli

La scarlattina fa paura? Ecco i consigli e le indicazioni del pediatra

La scarlattina è una malattia della quale molti genitori sanno poco ma che è tornata di grande attualità nelle ultime settimane.
Parecchi casi sono stati, infatti, segnalati in varie località d’Italia tanto che qualcuno ha parlato addirittura di una vera e propria epidemia.
E ha colpito anche alcuni bambini delle scuole della mia città.
Tanto che, da mamma, mi sono posta il problema se mandare regolarmente all’asilo mia figlia o tenerla per precauzione a casa.
Per cercare di fare chiarezza sull’argomento, ho chiesto informazioni e consigli ad Antonio Di Mauro, medico, specialista in pediatria e dottore di ricerca.
Molto attivo nella divulgazione scientifica, ha acquisito notorietà con i suoi interventi sui social media con la campagna #immunitàsolidale a favore di una efficace comunicazione medico/paziente e contro la diffusione di fake news.
Ecco sotto le sue risposte alle mie domande.

Dottor Di Mauro, parliamo quindi di scarlattina. Di cosa si tratta esattamente? Come si riconosce? A quali sintomi bisogna prestare particolare attenzione?
La scarlattina è una delle malattie causate da un batterio chiamato Streptococco beta emolitico di Gruppo A o Streptococco pyogenes.
I sintomi ai quali bisogna prestare attenzione sono un marcato “mal di gola” e febbre da lieve ad alta.
Possono esserci dei sintomi associati quali cefalea, nausea, vomito e dolori addominali. 
Nei casi tipici e ben manifesti è solitamente presente anche una tumefazione dolente dei linfonodi del collo, tonsille molto ingrossate e ricoperte da essudato, petecchie sul palato molle.
In associazione al mal di gola e alla febbre, alcuni pazienti poi manifestano i classici segni della scarlattina: pallore periorale, lingua a fragola e rash eritematoso maculo-papulare, puntiforme, che scompare alla digitopressione.

Come si trasmette? Quanto dura e che evoluzione ha nel corso dei giorni?
La via di trasmissione è rappresentata dalle vie aeree superiori: goccioline di saliva e muco emesse con il parlare, starnutire, tossire.
Il periodo di incubazione dura in media 3 giorni.
L’esordio è brusco con febbre alta e malessere. Dopo 24-48 ore dall’inizio dei sintomi può comparire la manifestazione cutanea.
Dopo una settimana si può osservare la desquamazione della cute coinvolta dall’esantema.
Di solito, 24-48 ore dopo aver iniziato il trattamento antibiotico si ha scomparsa della febbre e miglioramento del quadro clinico.

Si può rischiare di confondere la scarlattina con altre malattie che presentano sintomi simili e, se si, quali?
Soprattutto nelle fasi precoci di malattia, prima della comparsa dei sintomi cutanei, la faringite streptococcica è clinicamente indistinguibile da altre forme virali e batteriche di tonsillite o di faringo-tonsillite.
Quindi in caso di mal di gola e febbre, rivolgetevi al vostro pediatra curante che, attraverso l’esecuzione di un tampone faringeo, saprà consigliarvi la corretta terapia.

E’ pericolosa per i bambini? E per gli adulti (genitori, nonni, zii che stanno a contatto con i bambini che l’hanno presa)?
Il batterio responsabile della scarlattina, e le sue tossine, sono responsabili anche di altre forme di malattie, alcune delle quali anche invasive.
La malattia è rara nella prima infanzia e nell’età adulta. Colpisce generalmente i bambini in età scolare.

Ci si può riammalare di scarlattina (sia da bambini che da adulti) oppure una volta presa non ritorna più?
Si, lo stesso soggetto può presentare la scarlattina più di una volta.
Non bisogna però confondere con “malattia” la semplice presenza nel faringe di Streptococco beta emolitico di Gruppo A.
Questo batterio può essere anche un normale abitante delle vie aeree superiori e non determinare alcuna forma di malattia.

Premesso che naturalmente la terapia più adatta al bambino va prescritta esclusivamente dal pediatra dopo apposita visita medica, generalmente come si cura la scarlattina?
La febbre va trattata con antipiretici (paracetamolo o ibuprofene), preferibilmente per via orale, e reidratanti orali.
Una volta confermata la presenza del batterio con un tampone faringeo, va iniziata una terapia antibiotica.

E’ noto che non esiste un vaccino per la scarlattina. Ma i genitori possono fare qualcosa (e se si, cosa) per rinforzare le difese immunitarie dei propri figli ed evitare di fargliela prendere?
In commercio vi sono diversi prodotti che promettono un “rinforzo” delle difese immunitarie. Pochi di questi prodotti hanno una dimostrata efficacia.

Quali misure preventive si possono adottare nelle scuole (asili, elementari, ecc…) nelle quali ci sono bambini che l’hanno presa per evitare il contagio di massa?
La malattia deve essere prontamente comunicata entro 48 ore dalla diagnosi.
Le scuole possono solo adottare le comuni norme igieniche (lavare le mani, aerare gli ambienti) e comunicare prontamente ai genitori l’eventuale presenza di casi di malattia conclamata.

Un bambino che ha preso la scarlattina, dopo quando tempo può rientrare a scuola senza rischiare di contagiare gli altri compagni?
Le indicazioni ministeriali prevedono, in Italia, il reingresso in comunità dei bambini con scarlattina dopo 48 ore dall’inizio della terapia antibiotica.
Studi clinici però dimostrano come già dopo 24 ore dopo l’inizio della terapia antibiotica il bambino non sia più contagioso.
A parte le tempistiche orarie, il ritorno a scuola deve tenere conto ovviamente delle complessive condizioni di salute del bambino e dell’organizzazione familiare.

E’ consigliabile tenere a casa i bambini (che stanno bene!) quando nella stessa classe o scuola si sono manifestati dei casi di scarlattina o è un “eccesso di zelo” da parte delle famiglie?
Nessun eccesso di zelo e nessun allarmismo.
In caso di recente contatto con un caso identificato di scarlattina, qualora dovessero manifestarsi i segni precoci di malattia (febbre e mal di gola), il consiglio è di rivolgersi al proprio pediatra curante e di non intraprendere medicazioni fai da te.

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Nella foto in copertina il Dottor Antonio Di Mauro